Grandi Storie d'Amore: libri, telefilm, film, musical... e tanto altro!

Una versione alternativa di Elisa di Rivombrosa3

I PUNTATA _ SEGRETI E RIMPIANTI

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. dordogne
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    4,649

    Status
    Offline
    II
    PUNTATA



    ******


    Elisa emerse bruscamente dal sogno nebuloso nel quale era sprofondata, quando la pendola, nella galleria del secondo piano, batteva cinque rintocchi. Anche l’ultimo tentativo di abbandonare gli assilli nell’oblio era dunque sfumato: il sonno tenacemente le sfuggiva.
    Lo sguardo di due penetranti occhi blu cobalto continuava a perseguitarla persino nelle tenebre della stanza, risvegliando prepotentemente un’ondata di emozioni impetuose, importune, sublimi.
    Cercò a tastoni sul guanciale, la misteriosa ghirlanda, come per accertarsi dell’attendibilità degli eventi; i fiori erano ancora lì, più reali che mai, e il rosso insolente trapassava l’oscurità, quasi a volersi imporre alla sua volontà vacillante. Se solo avesse potuto lasciarsi andare a quella dolcissima illusione…
    I ricordi cominciarono, allora, gradualmente a riaffiorare, e gli stessi quesiti tornarono a martellarle nella mente: “Come poteva” tornò a ripetersi per l’ennesima volta “Fabrizio essere in vita, se lei
    stessa, quattro anni prima, aveva stretto a sé un corpo su cui la morte aveva lasciato il suo sigillo di ghiaccio?”
    Quell’interrogativo insoluto ne poneva altri, ancora più inesplicabili: “Chi mai, se non Fabrizio, poteva averle voluto mandare quel messaggio? E a quale scopo?”
    Da qualunque prospettiva lo considerasse, quello strano episodio mancava di rigore logico e ogni sua riflessione finiva con il girare a vuoto, come un ingranaggio rotto.
    Scostò via le lenzuola in un moto d’impazienza e, sollevandosi dal letto, accese il candelabro d’ottone brunito, prima che l’oscurità ridestasse altri spettri.
    image
    Una sottile striscia fumigante si levò, tracciando magnetiche spire fino al soffitto, dove una lunga
    teoria di dame e cavalieri riprendeva vita, in un variopinto intreccio di gesti plastici e armoniosi. Il volto pallido, che lo specchio della toletta le restituiva, era quasi irriconoscibile.
    Elisa fece qualche passo incerto alla luce tremolante delle candele e, allontanando di poco le pesanti tende di velluto che celavano la finestra, dischiuse la vetrata: la notte cedeva gradualmente il passo
    al chiarore del giorno, e il vento che aveva soffiato intermittente per quasi tutta la notte recava un profumo lontano di pioggia, misto a fragranze di fiori.
    Aspirò a fondo e si disse che sarebbe stato salutare andare fuori a raccogliere i pensieri e le emozioni.
    Non sarebbe riuscita a rimanere un minuto in più in quella stanza, dove l’aria vischiosa rischiava di soffocarla.
    Alla luce perlacea dell’aurora, la visione della sua figura evanescente, che vagava nella bruma tra i viali del parco, si tingeva di chimeriche fantasie, avvolgendo la dimora di un pittoresco alone di mistero. Malauguratamente nessuno spettatore, presente al momento, era in grado di cogliere né, tanto meno, di apprezzare la liricità di quegli spunti preromantici, e la sua passeggiata solitaria suscitò ben altri pensieri nella mente fin troppo prosaica degli stallieri, dediti alle loro attività quotidiane. Le consuetudini della giovane contessa rischiavano di divenire, a dir poco, discutibili, negli ultimi tempi, pensò Titta scrollando il capo con aria di disapprovazione.
    Per quanto la sua intenzione iniziale fosse quella di passeggiare nelle vicinanze del castello, Elisa non riuscì a resistere all’impulso irrefrenabile di allontanarsi a cavallo. Non valse a nulla l’invito alla prudenza a cui la esortava il suo innato buon senso, si limitò a fare candidamente spallucce e veleggiò con risolutezza verso le scuderie. La sua indole da raminga era lontana dal cedere le armi dinanzi ad insidie e pericoli, e del resto, avrebbe preferito di gran lunga fronteggiare una temibile banda di masnadieri, piuttosto che rinunciare a quei preziosi attimi di libertà.
    Alla sua richiesta di sellare Fedro, lo staffiere non seppe trattenere un moto di sorpresa:
    - Fedro …signora?-
    - Sì, Fedro, grazie Titta…- ripeté con soave, ma incrollabile determinazione Elisa, ignorando deliberatamente la nota scandalizzata nella voce dell’altro.
    - Desiderate forse che vi accompagni? – insisté ancora l’uomo, tendendo l’orecchio al lontano bubbolio che sembrava annunciare un temporale.
    - No, ti ringrazio Titta, andrò da sola, come ho sempre fatto…- replicò la contessa, sottolineando le ultime parole con una sorta di quieta arroganza che non ammetteva repliche.
    Davanti a quel muro impenetrabile, Titta eseguì quanto gli veniva chiesto in silenzio, senza battere più ciglio. Non era certo stato assunto per commentare le stravaganze dei padroni, si trattasse pure della contessa Elisa, che egli conosceva da quando era solo una ragazzina, pensò guardando l’armoniosa figura di donna svanire al galoppo, oltre la curva del viale.
    Lontana dall’atmosfera opprimente che circondava la dimora, Elisa respirò profondamente l’aria fresca del mattino. La sensazione del vento sul viso e tra i capelli, le ridiede un’immediata sensazione di benessere. Non si era prefissa una meta precisa, il suo unico scopo era fuggire lontano da tutto e lasciarsi alle spalle, almeno per un po’, le ansie e i pensieri insidiosi della notte, forse persino una promessa che cominciava a starle troppo stretta.
    Nell’ampia radura erbosa che precedeva il bosco di pioppi, una pioggia tagliente la investì in pieno viso, mentre il fragore dei tuoni si approssimava minaccioso.
    Spronò il cavallo e prese il sentiero a monte, quello che costeggiava il bosco di castagni e conduceva al convento …

    In quello stesso momento, all’interno di una delle stanze private degli appartamenti reali, il re e il suo consigliere erano impegnati in una conversazione riservata. L’ora insolita del misterioso convegno, lasciava presagire che si trattasse di una questione tanto delicata quanto di ordine prioritario.
    Un fulmine squarciò le nubi, facendo riverberare di una luce improvvisa i loro volti contratti, il loro sguardo inquieto e tagliente.
    - Ancora nulla di nuovo, Sire, malgrado l’attenta accuratezza delle ricerche…! Chi ha frugato tra quelle carte, tuttavia, sembrava avere idee piuttosto chiare sull’obiettivo da perseguire. Una sezione in particolare, ha suscitato l’interesse della nostra fantomatica spia, e il disordine rivelatore di quelle carte, lascia pochi dubbi sulle sue mire … perché vedete Vostra Maestà, i documenti risalgono tutti…-
    Vittorio Amedeo levò la mano in un gesto eloquente e categorico. Il marchese lasciò la frase incompleta.
    - Pensavo di aver distrutto ogni prova anni fa – s’interpose il re - … e invece … lo spettro del passato torna a tenderci un agguato…- sembrava quasi assorto in una sua meditazione - …e, mi pare di aver compreso, ci muoviamo ancora nell’oscurità più totale….Non è emerso nulla sulla sua identità, non vi è nessuna idea di chi possa avere interesse a gettare del fango sulla corona, né di chi possa aver fatto scoperte tanto insidiose…non abbiamo che un misero pugno di mosche in mano!–
    La sua voce pericolosamente calma, celava, a tratti, un’energia per nulla rassicurante. Vittorio Amedeo spostò rabbiosamente il tagliacarte, di pregevole fattura, da un punto all’altro della grande scrivania non abbandonando mai , con lo sguardo, il marchese:
    image
    - Avete forse l’impudenza di dirmi che il nostro accorto infiltrato si è introdotto impunemente in una delle stanze, che avrebbe dovuto essere, tra le più sicure e sorvegliate del palazzo, e che voi non siete nemmeno in grado di portarmi la sua testa su un piatto d’argento? –
    Il tono del discorso era andato gradualmente crescendo d’intensità, fino all’incontenibile esplosione finale. Disorientare la vittima della sua collera, con un esordio condiscendente, era tipico della natura insidiosa del sovrano. Nessuno riusciva mai a cogliere l’esatta natura dei suoi pensieri, né a comprendere l’imminenza della minaccia.
    Gli occhi di Sua Maestà divampavano di collera, adesso:
    - Sappiate che vi ritengo personalmente responsabile di quanto è accaduto, marchese Montiglio! E’ il caso, forse, che vi rammenti qual è la vostra posizione riguardo a questa incresciosa faccenda? Il vostro prestigio, la vostra stessa…carica, dipendono soltanto dal successo delle vostre indagini, non dimenticatelo! – le sue mani esangui erano contratte intorno alla scrivania. Lasciò bruscamente la presa e si diede ad osservare, di là dai vetri, i soldati che si apprestavano al cambio della guardia – La prima cosa che farete uscendo da questa stanza, mio caro marchese, sarà quella di sostituire, degnamente, il branco di incompetenti, che si sono lasciati tanto ingenuamente ingannare, quella notte! -
    Fece una pausa ad effetto, fissando a lungo il suo interlocutore, gli occhi due affilatissime lame d’acciaio. Il marchese cercò di sostenerne lo sguardo e si allentò impercettibilmente la cravatta di pizzo.
    - In secondo luogo…- proseguì il sovrano, in un tono ingannevolmente cortese in cui vibrava una nota spietata – vi prodigherete personalmente affinché, il nostro illustre prigioniero, il marchese Salvati, confessi il nome del destinatario di ogni sua possibile indiscrezione, in merito ai suoi servigi…infine, farete in modo che non abbia più a condividere con NESSUNO le delicate informazioni in suo possesso. Spero di essere stato abbastanza esplicito, marchese…poiché non tollererò altre spiacevoli sorprese! -
    - Inequivocabilmente esplicito, Vostra Maestà.-
    - Bene andate pure, allora. E tenetemi al corrente. –
    L’altro accennò a un rapido inchino e fece per congedarsi, quando il sovrano, sul punto di agitare un campanello d’oro finemente cesellato, sembrò cambiare repentinamente idea:
    - Un’ultima cosa, marchese.- il consigliere si volse a guardarlo, in attesa - Non vi è alcun dubbio che ricordiate il nome del gentiluomo che, ben quattro anni fa, venne a conoscenza di preziose informazioni riservate, intercettando un colloquio privato…- l’altro annuì, senza esitazioni – Per quanto la certezza della dipartita del conte Ristori ci abbia …– le sue labbra s’incresparono lievemente, beffarde - rassicurato per anni, l’attuale stato delle cose sembra cambiare le carte in tavola…potrebbe, infatti esserci una remota, ma non trascurabile, possibilità che la nostra cara “contessa” custodisca le ultime confessioni del marito…-
    Il marchese Montiglio corrugò impercettibilmente la fronte:
    - Ebbene, Vostra Maestà…? –
    - Ebbene, mio caro marchese, ritengo che la casata Ristori sia stata tenuta, lontana dalla vita di corte, troppo a lungo…e voi sapete quanto io sia incline alla magnanimità! –
    Il perfido sorriso d’intesa, che si dipinse sul volto del sovrano, fu sufficiente a fugare ogni dubbio sulla natura delle sue trame.
     
    .
8 replies since 13/1/2007, 12:00   2643 views
  Share  
.